ANEC

Borrelli, in dirittura i primi decreti

04/05/2017

Nell’ambito del CNA, Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, è stata costituita da CNA Roma – dopo una sperimentazione durata tre anni – la sezione CNA Cinema e Audiovisivo: è stato eletto presidente per quattro anni Mario Perchiazzi, con lunga esperienza nel settore (tra cui nel gruppo pubblico Istituto Luce Cinecittà). L’annuncio è stato dato ieri alla Casa del Cinema in un incontro aperto a imprenditori e operatori del settore. Nel consiglio di Presidenza sono rappresentate tutte le anime del cinema: Gianluca Curti (produzione), Giovanni Saulini (post produzione e territorio), Cristina Fenuccio (post produzione e doppiaggio), Ginella Vocca (festival), Giovanni Costantino (distribuzione), Giacomo Martini (esercizio), Jordan River (innovazione); membri permanenti anche i rappresentanti di tre associazioni che collaborano con CNA Roma da anni: Paola Corvino (Unefa), Marco Luca Cattaneo (PMI Cinema e Audiovisivo), Janet De Nardis (Film Makers).

Per l’occasione ieri era stato indetto anche il convegno "Roma città del cinema. Un progetto industriale condiviso". Nell'incontro sono stati affrontati alcuni temi: la valorizzazione del know-how del settore e del made in Italy, l’innovazione tecnologica, la sfida dei mercati esteri, il circuito dei festival indipendenti. Sono intervenuti, tra gli altri, il vicesindaco di Roma Luca Bergamo, il Presidente Commissione Cultura Comune di Roma, Eleonora Guadagno, l’Amministratore Delegato di Luce Cinecittà Roberto Cicutto, il Presidente della Camera di Commercio di Roma Lorenzo Tagliavanti, il produttore Gianluca Curti. Nel corso del convegno, il Direttore Generale Cinema del Mibact, Nicola Borrelli, ha annunciato che il ministro Franceschini ha firmato i primi decreti attuativi della nuova legge sul cinema.

Prima dell’intervento di Borrelli, c’era stata il lungo e vivace intervento di Francesco Ranieri Martinotti, presidente degli autori ANAC, che come in altre occasioni ha stigmatizzato le lacune della legge: «Ci immaginavamo un Centro Nazionale di Cinematografia; la figura del mediatore per dirimere le controversie sulla circolazione dei film; una parità tra strumenti automatici e selettivi, ma invece del 50% ci siamo trovati un 18% che in realtà è solo l’8% considerando che al suo interno ci sono anche i costi per Biennale di Venezia, Cinecittà Luce e Centro Sperimentale. Si poteva “copiare” il modello francese, che funziona bene». Martinotti ha illustrato il lavoro di un tavolo di associazioni (gli autori, non solo ANAC ma anche Centoautori e WGA, i produttori indipendenti di AGPCI, il sindacato critici, l’associazione dei festival), non come difesa corporativa ma con apertura a tutti i temi toccati dalla legge: «Ci interessa la salvaguardia delle sale d’essai, il tax credit sulla programmazione: come vengono ripartiti i soldi? Ci sono benefici in più per chi programma titoli italiani ed europei? Quali incentivi riguardano i multiplex di gruppi stranieri? Nella legge è mancata una visione organica: ne è un esempio l’obbligo di distribuzione in sala per i cortometraggi da finanziare, ma non un analogo obbligo all’esercizio di programmare i corti». Ma per gli autori sarà fondamentale anche la definizione di “film difficile”, di produttori indipendenti e altri aspetti contenuti sui decreti, come la questione degli over the top e della loro fiscalità.

Altrettanto vivace la risposta di Nicola Borrelli, DG Cinema del Mibact, che in primo luogo ha rivendicato la predominanza degli strumenti automatici sui selettivi: «Non possiamo rimpiangere le epoche degli sprechi e dei film finanziati a pioggia che non incassavano nulla o non venivano distribuiti. Gli incentivi fiscali possono riguardare anche gli indipendenti, che non devono più pietire a una commissione un finanziamento ma sanno di poter contrare su un 30% di tax credit, che non è poco. Non è una concessione solo per i grandi gruppi, è uno strumento davvero per tutti: se un indipendente ha problemi di “capienza”, può cedere il credito a una banca. La scelta dei film da produrre così la farà il mercato, non una commissione. Tra un paio d’anni potremo valutarne gli effetti, ma sono certo che saranno positivi». Borrelli ha sottolineato che in Italia si producono troppi film, «225 nel 2016, poco meno che in Francia che però ha il doppio delle sale e degli spettatori». Borrelli ha poi annunciato la firma dei decreti attuativi proprio sulle varie forme di tax credit (per la trasmissione al MEF), esclusi quelli sulle industrie tecniche ancora in fase di elaborazione. Quanto ai corti, ci saranno più percorsi: quelli che passeranno in sala avranno un certo tipo di finanziamento, ma senza escludere quelli che avranno altro tipo di fruizione. E sulla definizione di produttore indipendente, sarà demandata ad apposito decreto, e riguarderà il rapporto con le emittenti tv e over the top, «vero nodo delicato del sistema. La vera battaglia sarà sul cambio di regole: le risorse ormai ci sono (il governo le ha aumentate del 60%), ora servono le regole per far funzionare il sistema. Ma il mondo è cambiato: anche gli operatori devono fare la loro parte, cambiando il proprio modello di business, pensando a nuove forme di fruizione e soprattutto rivolgendosi al pubblico». Sugli OTT il problema è di fiscalità («la legge prevede finanziamenti derivanti da una parte del gettito, il problema è che non pagano le tasse, altrimenti contribuirebbero anche loro…»). Infine, il DG Cinema ha rivendicato il ruolo del Mibact sui giovani autori: «Dicono tutti che non siamo a Cannes perché non ci sono film in concorso. Ma ci sono 6 film nelle altre sezioni, e tutti sono finanziati dal Mibact. Mentre molti di questi non hanno ancora un distributore».