Il cinema italiano si confronta sul futuro delle sale
07/04/2017
È stato partecipato e vivace il confronto al convegno “Il futuro urbano dei cinema”, organizzato da ANICA in collaborazione con gli esercenti di ANEC e ANEM. Il presidente Anica Francesco Rutelli ha esordito affermando: «Non può esistere il cinema senza i cinema. Ci sono certamente gigantesche trasformazioni che riguardano l’industria – pirateria, nuovi grandi player con piattaforme, successo delle serie tv – ma non si può prescindere dalle sale cinematografiche. La nuova legge cinema può essere utilizzata non solo per ristrutturare le sale ma anche per ripensarne la funzione. Abbiamo analizzato i migliori esempi italiani e internazionali che permettano alle sale di tornare al centro delle abitudini di tutte le generazioni. E, usando la nuova legge, possiamo fare in modo che la vita nei centri urbani venga migliorata da centri polifunzionali di cui sia parte decisiva la sala cinematografica: luoghi di incontro, degustazione, attività commerciali ed altre attività che sono motivo d’attrazione per il pubblico, specialmente per i giovani. Ma il cinema funziona: e tra tutte le industrie culturali e creative è quella che attira meglio i giovani; dunque ha un futuro”,
Al convegno è stata presentata la ricerca di Gfk da Barbara Riatti, Group Account Manager della società specializzata in ricerche di mercato: tra i dati più interessanti, il cinema pesa per oltre il 50% della spesa annua dei giovani (15-24 anni) in prodotti di entertainment e conta una base complessiva di 21,4 milioni (41%), con un profilo dello spettatore molto aperto, curioso e dinamico. L’esperienza cinema è tra quelle preferite d’inverno e il prezzo è un elemento decisivo, seguito dalla facilità di accesso, dal parcheggio e quindi da qualità audio-video della proiezione e programmazione di un cinema.
Nel convegno sono intervenuti in video alcuni cineasti, che hanno sottolineato la necessità di rendere più accattivante l’esperienza del cinema in sala da parte dello spettatore. Per Paolo Sorrentino, i cinema dovrebbero essere accoglienti come le case», per Paolo Virzì, «il cinema in Italia dovrebbe vendere non solo pop corn, ma sfruttare delle potenzialità come la nostra cucina, amplificando l’idea di condivisione e di piacere»; Carlo Verdone ha insistito sull’esigenza di migliorare i servizi extra cinema nelle sale, compresa la ristorazione, come pure Enrico Vanzina – che ha insistito sulla necessità di distribuire film italiani anche in estate – che vorrebbe nei cinema di città sale lettura e spazi dove si possa parlare prima e dopo il film anche per differenziarsi dai multiplex. Qualche perplessità ha invece suscitato l’intervento di Giovanni Veronesi che auspicando la diffusione del cinema su tutte le piattaforme, vorrebbe un drastico ripensamento delle “finestre”.
Dopo il presidente ANEC Luigi Cuciniello (si legga il suo intervento in altra notizia), numerosi gli interventi di operatori, è intervenuto il presidente ANEM Carlo Bernaschi: «Nella legge Franceschini è previsto all’art. 28 un piano straordinario da 120 milioni di incentivi in cinque anni. Si parla spesso di carenza di sale nei centri urbani. Ma chi autorizzerà i nuovi complessi? Non è chiaro. Oggi il modello di business è un complesso con più schermi, che interessi un pubblico attratto dai film ma anche dal contesto e che generi ritorni a 10-20 anni. Costruire nei centri urbani è molto più oneroso, ci saranno incentivi per chi vuole investire in queste realtà, anche per realtà straniere che vogliano investire?».
Per Claude-Eric Poirox, Direttore generale di Europa Cinemas, «la tendenza è avere multisale polifunzionali nei centri città”. Gianantono Furlan di IMG Cinemas ha raccontato l’esperienza del suo multiplex (da sei sale) nel centro di Mestre, all’interno del Centro Candiani, un centro di aggregazione con caffetteria, libreria, centro culturale, possibilità di incontro con autori, sale di grande livello tecnologico: «Sono state chiuse le altre cittadine, concentrando in un unico luogo tutte le attività culturali; oggi il cinema raccoglie 300mila spettatori all’anno. Abbiamo investito molto nella tecnologia, con uno dei pochissimi proiettori laser e tre impianti audio Atmos,.perché ci rivolgiamo non solo ai cinefili, ma a tutto il pubblico». Lionello Cerri ha invece presentato il progetto della prossima trasformazione della multisala Anteo di Milano (11 sale su 4 piani), che avrà oltre alle 9 sale “normali” una sala cinema-ristorante, una sala multimediale on demand, nursery e caffè letterario.
Ci sono stati anche interventi di alcuni amministratori pubblici. Secondo Luca Bergamo, vice sindaco e Assessore alla crescita culturale di Roma Capitale, occorre capire «quali sono gli elementi da cui ripartire: serve una riqualificazione culturale che vada a colmare le carenze di un territorio e che non sia motivata solo dal voler sfruttare un plesso in disuso». Vincenzo Santoro, responsabile Dipartimento Cultura e Turismo dell’ANCI, ha proposto di «sfruttare l’art bonus che prevede la possibilità di ristrutturare plessi non privati. Lidia Ravera, assessore alla Cultura della Regione Lazio, ha ricordato che «la regione sta riaprendo tutti i teatri del Lazio che fungeranno anche da cinema, mette in sicurezza le sale cinematografiche e le aggiorna con il digitale, e prevediamo che i cinema possano accedere a fondi dell’assessorato allo Sviluppo per le botteghe storiche». Per l’esercizio sono intervenuti inoltre Francesco Giraldo, segretario generale ACEC, che ha annunciato il contratto di ricerca in essere con il Politecnico di Milano per la riattivazione di spazi e altre recenti riaperture di centri di aggregazione sul territorio; e Domenico Dinoia, presidente FICE, che ha evidenziato il ruolo fondamentale del “brand sala” e della diversità dell’offerta come leva essenziale, oltre a ricordare quanti comuni sono sprovvisti di sale e che, parlando di diffusione del cinema italiano, ben 120 film dei 208 usciti nel 2016 sono partiti con meno di 10 copie.
Infine Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema del MiBACT, ha concluso il convegno affermando che «è ormai una realtà incontrovertibile che la sala non sia più l’unica modalità di soddisfare il bisogno di cinema del pubblico. Dobbiamo però comprendere che modalità diverse non sono l’una contro l’altra; in questo spirito si è sviluppata la nuova Legge Franceschini che del settore della produzione di cinema e audiovisivo ha una visione complessiva».