ANEC

L’AMICO DEL CINEMA ITALIANO

22/09/2016

La scomparsa, a 94 anni, di Gian Luigi Rondi ha suscitato profonda emozione nell’ANEC – Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici, che ricorda con affetto l’“amico” del cinema italiano, come amava definirsi. In primo luogo in qualità di presidente dell'Accademia del Cinema Italiano - Ente David di Donatello che guidava dal 1981. Rondi è considerato il decano della critica italiana, che lo ha visto in particolare protagonista sulle colonne del quotidiano Il Tempo ininterrottamente dal 1947 a oggi. Un mestiere in cui è stato uno dei precursori e che deve molto alla sua opera, come sottolinea il presidente ANEC Luigi Cuciniello: «È stato uno dei primi e più rappresentativi esempi del lavoro di critico cinematografico: un punto di riferimento e un modello per tutti, sia che se ne condividessero i giudizi sia che si “militasse” in correnti di pensiero ed estetiche differenti. Da quel punto di osservazione discesero tutte le altre, numerosissime attività: a partire dai premi David di Donatello dedicati alla nostra cinematografia, in cui fu coinvolto fin dagli inizi e sempre seguiti con dedizione e passione assoluta, fino ad essere identificati con la sua persona».

Cuciniello sottolinea anche il suo lavoro «per l’organizzazione e direzione di tanti festival e premi, a partire della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, di cui è stato direttore nel difficile biennio di transizione 1971-1972 e poi dal 1983 al 1986, ma anche tra gli altri i premi Vittorio De Sica, gli Incontri Internazionali di Sorrento e pochi anni fa il festival di Roma, di cui è stato presidente. Rondi ha rivestito anche molteplici incarichi istituzionali, come la presidenza della Biennale di Venezia, la partecipazione a varie commissioni ministeriali per la cinematografia, la vicepresidenza di Cinecittà e in ultimo la chiamata a commissario straordinario della Siae, avendo anche esperienze sul versante artistico come regista di molti documentari (in particolare sul cinema, sulla storia e sull’arte) e collaboratore alle sceneggiature di film, tra gli altri, di nomi come Pabst e Mankiewicz, nonché autore di saggi storici e libri sulla Settima arte. Tutti ruoli in cui ha tenuto sempre viva la sua passione per il cinema, al cui servizio si è impegnato fino all’ultimo sia sul versante critico-estetico che per gli aspetti economici e di mercato. Una figura unica e probabilmente inimitabile, che ha segnato un’epoca storica anche in virtù dei suoi rapporti coltivati per decenni con grandi personalità del cinema italiano e internazionale».